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Personalmente lo prendo ogni mattina, anche se solo nei momenti particolari ho
avuto una leggera pressione alta.
La pressione alta è il fattore di rischio #1 al mondo per
disabilità e morte.
Nel 2000 più di un quarto della popolazione adulta nel mondo era iperteso e tale
numero sembra destinato a crescere a causa dell’aumento della vita media.
Negli Stati Uniti il 50% degli individui di età maggiore di 60 anni ha la
pressione alta. In Italia, circa il 15% delle donne e il 26% degli uomini ha
un’ipertensione non trattata, mentre il 14% delle donne e il 18% degli uomini ha
livelli pressori non adeguatamente controllati dai farmaci.
Sebbene sia accertato che invecchiamento e obesità giochino un ruolo
determinante nello sviluppo di questa condizione, va sottolineato che i
vegetariani e chi ha un’alimentazione povera di alimenti industriali (spesso
fonte di sale nascosto) non mostra l’aumento tipico dei livelli pressori che si
manifesta andando avanti con gli anni.
Viene definito iperteso chi ha una pressione “massima” o sistolica uguale o
maggiore di 140 mm Hg o una pressione “minima” o diastolica uguale o maggiore di
90 mm Hg.
L’American Heart Association, l’American College of Cardiology e il Centers for
Disease Control and Prevention statunitense raccomandano, come prima terapia per
abbassare la pressione, adeguate modifiche dello stile di vita e, solo in
assenza di risultati, il ricorso a farmaci quali diuretici, beta-bloccanti,
calcio antagonisti o una combinazione di questi.
I risultati di un recente studio offrono una nuova prospettiva a chi vuole
ridurre il rischio di malattie cardio- e cerebro-vascolari con gli alimenti:
l’uso dei semi di lino.
Trattasi di un trial randomizzato controllato con placebo, il migliore in
termini di qualità per provare i benefici di un farmaco o, in questo caso, di un
alimento, in cui né i pazienti né i medici sanno chi sta assumendo l’alimento da
testare o il placebo.
Nello studio sono stati arruolati 110 individui affetti da arteriopatia
periferica, un problema circolatorio caratterizzato dal ridotto afflusso di
sangue a gambe e braccia, dovuto al restringimento ed ostruzione delle arterie,
associato generalmente a ipertensione, fumo di sigaretta, ipercolesterolemia,
aterosclerosi e altri fattori in grado di danneggiare le pareti dei vasi
arteriosi. I pazienti avevano una media di 67 anni, il 90% era stato o era
ancora fumatore, il 75% era iperteso, il 32% era diabetico e l’80% circa aveva
il colesterolo alto. Alcuni erano in terapia con farmaci per abbassare la
pressione, il colesterolo e la glicemia, o per ridurre l’aggregazione delle
piastrine.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi: un gruppo ha consumato 30 grammi di
semi di lino macinati al giorno, aggiunti a prodotti da forno quale muffin o
panini, l’altro ha mangiato gli stessi prodotti contenenti però crusca di grano.
I livelli plasmatici di acido alfa-linolenico nel gruppo che aveva assunto semi
di lino sono raddoppiati durante la supplementazione, mentre i livelli di
lignani sono aumentati di 10 volte.
Quelli che senza saperlo hanno mangiato 30 grammi di semi di lino al giorno per
6 mesi hanno avuto una riduzione dei valori di pressione sistolica di circa 10
punti, e di pressione diastolica di 7 punti. Un abbassamento di questa entità
dei livelli pressori si associa ad una riduzione del rischio di ictus del 46% e
di malattie cardiache del 29%. In chi aveva livelli di pressione superiori a 140
mm Hg la riduzione è stata ancora maggiore: -15 punti! L’effetto ipotensivo non
si è manifestato in chi aveva già la pressione bassa.
La portata della riduzione dei valori di pressione sistolica e diastolica è la
più grande mai dimostrata in un intervento nutrizionale.
Questi risultati indicano che i semi di lino sono uno fra gli alimenti più
potentemente anti-ipertensivi, con effetti paragonabili e persino superiori a
quelli di molti farmaci.
Ricerche precedenti condotte sugli animali avevano già convalidato la capacità
dei semi di lino di mitigare il rischio cardiovascolare attraverso effetti
anti-aterogeni, antiinfiammatori e antiaritmici.
Quattro componenti dei semi di lino possono essere responsabili degli effetti
ipotensivi: gli acidi grassi omega-3, i lignani, la fibra e i peptidi, o la loro
azione combinata.
I semi di lino apportano un tipo di acidi grasso essenziale chiamato acido alfa
linolenico o ALA, parzialmente convertito in acido eicosapentaenoico o EPA nel
plasma. Studi epidemiologici hanno evidenziato una correlazione inversa fra
livelli di EPA nel sangue e livelli di pressione arteriosa. Questo effetto
sembra in parte mediato dall’azione antiinfiammatoria degli acidi grassi
omega-3. I lignani, invece, potrebbero abbassare la pressione attraverso il loro
effetto antiossidante. Sia l’infiammazione che lo stress ossidativo sembrano
avere un ruolo nella genesi dell’ipertensione. Anche la fibra, con un effetto
indiretto mediato dalla produzione di acidi grassi a catena corta o altre
molecole da parte della flora batterica intestinale, potrebbe modulare i valori
pressori. Peptidi isolati dai semi di lino, infine, hanno dimostrato di inibire
l’enzima che converte l’angiotensina I in angiotensina II, un ormone dotato di
azione vasocostrittrice in grado di aumentare la pressione. La combinazione di
queste diverse azioni potrebbe spiegare il potente effetto ipotensivo dei semi
di lino.
I semi di lino andrebbero consumati preferibilmente crudi, macinati al momento
(una volta macinati possono essere congelati) e aggiunti a yogurt, latte
vegetale, insalate o verdure cotte. Hanno un sapore leggermente tostato simile
alla nocciola.
Altri alimenti in grado di abbassare la pressione arteriosa sono le rape rosse,
l’aglio, lo yogurt, il cioccolato fondente, il tè verde, i cereali integrali, la
frutta e la verdura in genere.
Prima di ricorrere ai farmaci, cambiamo il nostro modo di mangiare, i benefici
che otterremo andranno ben al di là dell’ abbassamento dei valori pressori.
Un’alimentazione sana, infatti, è lo strumento più potente che abbiamo a
disposizione non solo per ridurre il rischio cardiovascolare, ma anche di quello
di tumori, diabete e altre malattie degenerative, malattie causate
prevalentemente da uno scorretto stile di vita che nessun farmaco potrà mai
curare.
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