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esperienza,
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Per sapere cosa è il PRIMO FLAGELLO umano che si chiama
CAFFE'
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MEDICHE "area medica" della
CAFFEINA Clicca
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inoltre è un
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ZUCCHERO: dannoso e
tossico come il
CAFFE', l'ALCOOL
ed il TABACCO Clicca
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Per la definizione degli "ALIMENTI ESSENZIALI"
http://acidoascorbico.altervista.org/prova5/Immagini/alimentiessenzialicosasono.htm
Tutto sul MAGNESIO
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Per la vitamina K2 e la sua essenzialità
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Per il SILICIO ORGANICO, secondo elemento sul pianeta, quindi
indispensabile per ogni essere vivente
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Per l'ACIDO ABSCISSICO
ORMONE AUTOPRODOTTO che guida gli "ZUCCHERI"
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Tutta la documentazione in nostro possesso inerente i dottori
http://acidoascorbico.altervista.org/prova1/Immagini/dottoribase.htm
Tutto sul BICARBONATO DI SODIO "DEMONIZZATO" dalla medicina
ed il perchè:
http://acidoascorbico.altervista.org/prova04/Immagini/bicarbonatodisoephBASE.htm

E' facile capire che il COLESTEROLO, il primo grasso AUTOPRODOTTO nel fegato
AUTONOMAMENTE, è DEMONIZZATO dalle medicine, il quale è primo perchè poi serve
per AUTOPRODURRE la vitamina D3 (COLECALCIFEROLO), insieme al sole, non attiva,
LA PRIMA FORMA DI TRE, la quale è considerata sempre dalle medicine: PERICOLOSA
in quanto se è sopra un certo valore, essa causa la INTOSSICAZIONE.
Detto questo ora riporto un frase dell'articolo in oggetto.
"Il colesterolo è uno degli argomenti più controversi nel settore della
nutrizione."
Il colesterolo è uno degli argomenti più controversi nel settore
della nutrizione.
Gli esseri umani per centinaia di migliaia di anni hanno mangiato moltissimi
alimenti che contengono naturalmente colesterolo senza che questo costituisse un
problema.
Proprio la dieta che abbiamo seguito, a base di cibi offerti dalla natura, ci ha
permesso di evolverci e diventare ciò che siamo oggi.
Tutto è cambiato quando la scienza e gli interessi commerciali dell’industria
alimentare e di quella farmaceutica sono entrati a gamba tesa, cominciando a
mettere in discussione i cibi di origine naturale che fin troppo spesso
perdevano la partita nei confronti dei prodotti alimentari creati dall’uomo.
Ecco quindi che “prodotti di laboratorio” (margarina, oli di semi, zucchero e
farine raffinate) diventavano sani e desiderabili mentre uova, burro, lardo e
carne cadevano vittime di una guerra senza quartiere che ci ha portato ad
eliminare dalla nostra alimentazione cibi preziosi e fondamentali per il nostro
benessere.
In questi ultimi anni, finalmente e con mia grande gioia, stiamo assistendo ad
un’inversione di tendenza e stiamo iniziando a comprendere l’importanza del
colesterolo per la salute del nostro corpo e della nostra mente.
Il colesterolo non è un nemico ma anzi svolge un ruolo vitale e insostituibile.
Senza colesterolo non potremmo nemmeno vivere.
Anche se non sei un medico o un professionista nell’ambito della nutrizione, le
informazioni raccolte in questa guida possono aiutarti a comprendere:
cos’è davvero il colesterolo e che importanza ha per la tua salute
le differenze tra il colesterolo “buono” e quello “cattivo”
quali sono i livelli salutari e quanto sia pericoloso quando i suoi livelli si
abbassano troppo (ad esempio in seguito all’assunzione di medicinali come le
statine)
quali sono i cibi che davvero alzano i livelli di colesterolo cattivo
Ecco l’indice della guida:
Cos’è il colesterolo e quali sono le sue funzioni
Colesterolo o lipoproteine?
I miti su grassi saturi e colesterolo
Tutta la verità sulle uova e il colesterolo
Colesterolo e malattie cardiovascolari: che nesso c’è?
Gli studi che scagionano il colesterolo
I benefici “gonfiati” delle statine
Cosa accade se il colesterolo è troppo basso?
Come valutare (davvero) lo stato di salute del tuo cuore
Come interpretare i valori del colesterolo
I modi per abbassare il colesterolo in modo naturale
Cos’è il colesterolo e quali sono le sue funzioni
Il colesterolo è una materia grassa che si trova per lo più nel rivestimento
della membrana di ogni nostra cellula, mentre una parte scorre disciolta nel
sangue.
È composta da:
molecole di colesterolo vere e proprie
proteine
trigliceridi (comunemente detti acidi grassi)
Il prevalere o meno di ciascun elemento di questo mix rispetto agli altri
determina la natura “buona” o “cattiva” del colesterolo.
Il colesterolo è una componente vitale per il nostro organismo, in quanto:
interviene nella costruzione della membrana cellulare, specie del sistema
nervoso
partecipa alla sintesi delle vitamine, in modo particolare della vitamina D,
favorendone l’assorbimento
contribuisce alla produzione di ormoni surrenali (cortisolo), ormoni sessuali
maschili (testosterone) e femminili (estrogeni) e acidi della bile utili per la
digestione dei grassi
ripara le cellule danneggiate
mantiene le cellule integre e prolunga la loro vita
aiuta a trasferire i nutrienti nel cervello e a proteggere dal deperimento del
cervello
aiuta a mantenere in salute ed integro il tratto intestinale
favorisce i recettori della serotonina e quindi ci fa sentire più felici
combatte l’infiammazione cronica
Come il corpo regola la produzione di colesterolo
Il colesterolo è così importante che il corpo ha sviluppato meccanismi
incredibilmente complessi per assicurarsi che ne abbiamo sempre abbastanza.
Il colesterolo è infatti per il 75% autoprodotto dal corpo (il cosiddetto
colesterolo endogeno).
Solo il 25% è la parte esogena, che proviene cioè dall’alimentazione quotidiana,
quasi esclusivamente derivante dal consumo di grassi animali.
Si stima che dall’alimentazione ne ricaviamo tra 0,1 e 0,5 grammi al giorno,
contro gli 1 o 2 grammi prodotti quotidianamente dal nostro organismo.
Il colesterolo endogeno viene prodotto per la quasi totalità dal fegato.
È lui che decide quanto produrne in base ai segnali che giungono dalle varie
parti del corpo.
Quando però mangiamo cibi ricchi di colesterolo, il fegato comincia a produrne
meno (1, 2).
Quindi se ne mangiamo, la quantità totale di colesterolo nel corpo cambia molto
poco (se non affatto).
La differenza è che arriva dalla dieta anziché dal fegato (3, 4).
L’importanza del colesterolo
Per capire quanto è importante il colesterolo, può essere d’aiuto vedere cosa
accade, ad esempio in un bambino, quando il suo organismo non produce, o non
riceve, abbastanza colesterolo.
Tra le conseguenze ci sono:
autismo/ritardo mentale
ritardo nella crescita
problemi alla vista
maggiore vulnerabilità alle infezioni
difetti fisici in mani/piedi o organi interni
problemi digestivi
Dunque, la carenza di colesterolo ha un forte impatto su ogni aspetto della
nostra salute sia fisica che mentale.
Una delle ragioni principali è che il colesterolo svolge una funzione critica
all’interno delle membrane cellulari.
Nel nostro corpo ci sono miliardi di cellule che devono interagire l’una con
l’altra e il colesterolo è una delle molecole che permette alle nostre cellule
di comunicare tra loro.
Ad esempio, il colesterolo è il precursore degli acidi biliari e, se non ce n’è
a sufficienza, il sistema digestivo va in tilt.
Il colesterolo gioca anche un ruolo fondamentale nel cervello che, in buona
parte, è costituito proprio di questa sostanza.
Infatti, interviene nella formazione delle sinapsi (le connessioni tra i
neuroni) che ci consentono di pensare, imparare cose nuove e creare ricordi.
Ci sono motivi per ritenere che i medicinali per abbassare i livelli di
colesterolo siano tra le concause della malattia di Alzheimer.
Inoltre, bassi livelli di colesterolo sono anche stati collegati a comportamenti
violenti a causa dei cambiamenti che avvengono nella chimica del cervello.
Colesterolo o lipoproteine?
Colesterolo o lipoproteine
Quando le persone parlano di “colesterolo”, di solito non stanno parlando del
colesterolo vero e proprio ma delle lipoproteine, cioè delle strutture che lo
portano in giro per il corpo.
Infatti il colesterolo è solubile nei grassi e dunque non può scorrere da solo
nel torrente sanguigno ma deve essere trasportato dalle lipoproteine.
Queste trasportano anche altre molecole, come trigliceridi (grassi), fosfolipidi
e vitamine solubili nei grassi.
Le lipoproteine sono, in poche parole, un nucleo pieno di grassi e colesterolo,
circondato da una membrana lipidica che contiene proteine chiamate
apolipoproteine.
Ci sono molti tipi di lipoproteine ma le più importanti sono chiamate LDL (lipoproteine
a bassa densità) e HDL (lipoproteine ad alta densità).
Queste sono riferite rispettivamente al colesterolo “cattivo” e “buono” ma è una
definizione inesatta.
Il colesterolo è sempre lo stesso, sono le lipoproteine ad essere diverse.
Quello che i dottori misurano periodicamente, il colesterolo totale, LDL-c e
HDL-c, si riferisce alla quantità di colesterolo trasportata da diversi tipi di
lipoproteine.
Avere il colesterolo totale alto significa che hai molto colesterolo nel sangue
ma non dice nulla sul tipo di lipoproteine presenti in esso.
Avere colesterolo LDL alto significa che molto del colesterolo presente nel tuo
sangue è confezionato e inglobato in lipoproteine LDL.
Invece avere colesterolo HDL alto significa che molto del colesterolo presente
nel tuo sangue è confezionato e inglobato in lipoproteine HDL.
I problemi cardiaci sono legati alle lipoproteine, non al colesterolo
Il colesterolo “totale” è in realtà un marcatore piuttosto inutile, perché avere
colesterolo HDL (che è protettivo) contribuisce comunque a un colesterolo totale
alto.
Avere colesterolo alto nel tuo torrente sanguigno non è una cosa negativa, a
meno che questo colesterolo non sia trasportato dalle lipoproteine sbagliate.
È una conoscenza ampiamente diffusa che avere molto colesterolo in lipoproteine
LDL è associato all’infarto, mentre avere colesterolo in lipoproteine HDL è
associato a una riduzione dei rischi (5, 6).
Questo è un esempio di come la “saggezza comune” in certi casi abbia ragione, ma
è ancora una volta una semplificazione esagerata, che può portare a conclusioni
sbagliate.
Quando si parla di problemi cardiaci, le lipoproteine LDL sono quelle a cui si
dà più importanza.
Ma la questione è molto più complicata del semplice “LDL=colesterolo cattivo”.
I tipi di LDL
Ci sono sottotipi di LDL, a seconda delle dimensioni delle particelle.
La loro dimensione è di solito classificata con “LDL in particelle piccole e
dense” o “LDL grandi” (7, 8, 9).
Studi mostrano che le persone che hanno soprattutto particelle piccole, chiamate
reticolo B, hanno rischi 3 volte più alti rispetto alle persone con particelle
grandi, chiamate reticolo A (10).
In ogni caso il marcatore più importante di tutti è il numero di particelle LDL
(chiamato LDL Particle Number, o LDL-p).
La loro dimensione, così come la quantità di colesterolo che trasportano,
diventa insignificante rispetto al numero di particelle LDL.
Per quanto LDL-c (colesterolo totale), dimensione di LDL e LDL-p (numero di
particelle) siano correlati, immagina di riempire una sacca con palle da golf e
palle da tennis.
La sacca è la quantità totale di colesterolo contenuta nelle lipoproteine LDL.
Le palle da golf sono le particelle piccole di LDL, mentre quelle da tennis sono
le particelle grandi.
Il numero totale di palline è il numero di particelle LDL.
Puoi riempire la sacca di palle da golf o di palle da tennis.
La sacca sarà sempre piena ma se usi le palle da golf, il numero di palle nella
sacca sarà maggiore.
Per il colesterolo LDL è lo stesso: a parità di LDL, se hai più particelle
piccole significa che hai un numero più alto di particelle che trasportano la
stessa quantità di colesterolo.
Puoi trasportare una certa quantità di colesterolo in un alto numero di
particelle piccole di LDL o puoi trasportare la stessa quantità in un numero
minore di particelle più grandi.
Perché le particelle LDL sono dannose?
In accordo con uno studioso, il dott.Peter Attia, il motivo principale per cui
le piccole particelle di LDL sono dannose è che le persone che hanno la maggior
parte di particelle piccole, hanno più probabilmente un numero di particelle più
alto.
Non è l’essere piccole che provoca i problemi cardiaci ma il fatto che le
persone con particelle piccole tendono ad avere un numero più alto di
particelle.
In altre parole, avere molte particelle piccole di LDL è il veicolo di molti
altri problemi.
Stando al Quebec Heart Study, la dimensione dell’LDL non importa quando il
numero di particelle è sotto controllo (11).
Un problema grosso quando si usa l’LDL-c per determinare un problema cardiaco è
che è possibile avere LDL-c normale o basso, ma avere LDL-p alto.
Sebbene LDL-c e LDL-p siano correlati, talvolta non lo sono e questa è chiamata
discordanza (12).
La verità è che l’LDL-p è il fattore che conta.
Misurare solo l’LDL-c può essere fuorviante, perché è irrilevante a meno che l’LDL-p
non sia alto.
L’LDL-p può anche essere stimato misurando un altro marcatore chiamato
Apolipoproteina B (o ApoB).
Ciascuna particella di lipoproteina LDL ha una ApoB, quindi più alto è il
numero, più è alto il numero di particelle LDL.
Il numero di particelle LDL è un fattore di rischio avanzato che molti esperti e
medici non conoscono e che è difficile misurare.
Comunque, potrebbe essere il fattore di rischio più forte e più importante che
ha un ruolo diretto nello svilupparsi della patologia.
I carboidrati raffinati e gli zuccheri (non i grassi) sono i responsabili
dell’elevato numero di particelle LDL
I problemi cardiaci non ci sono fino a quando il colesterolo non si fa strada
attraverso la parete delle arterie.
Il colesterolo è il carico, mentre le lipoproteine sono la zattera.
Più zattere hai, maggiori sono le probabilità che alcune di queste lipoproteine
penetrino nelle pareti delle arterie.
Quindi, tutto ciò che aumenta il numero di particelle LDL nel tuo torrente
sanguigno aumenta i rischi di problemi cardiaci.
Sorprendentemente i carboidrati raffinati e gli zuccheri sembrano essere i
principali colpevoli.
Uno studio mostra che il fruttosio e lo sciroppo di mais ad alto contenuto di
fruttosio, aumentano i trigliceridi e l’ApoB (un marcatore dell’LDL-p) nel
sangue di soggetti sani (13).
Questo accade in appena 2 settimane, usando una quantità di zucchero simile al
consumo medio di una persona.
Un altro fatto interessante è che le diete a basso contenuto di carboidrati
tendono a ridurre le ApoB/LDL-p, indicando che anche se aumentano leggermente l’LDL-c
(cosa che in media non accade), riducono i rischi di malattie cardiache (14,
15).
Se quindi osserviamo l’LDL-p o le ApoB invece dell’LDL-c, il quadro cambia
completamente.
Quindi se teniamo conto di questi fattori, i problemi cardiaci sono guidati
principalmente da zuccheri e carboidrati raffinati, mentre una dieta a basso
contenuto di carboidrati riduce i rischi.
Se vuoi approfondire l’argomento, esiste una serie di articoli sul blog The
Eating Academy.
Nonostante questa serie sia lunga, è comunque una semplificazione del
meccanismo.
Ci sono molti altri fattori coinvolti, inclusi la pressione sanguigna,
l’infiammazione, lo stress ossidativo, e la maggior parte di questi sono
sconosciuti agli studiosi e ai medici.
I miti su grassi saturi e colesterolo
Grassi saturi e colesterolo
Per anni si è creduto che i grassi saturi e il colesterolo fossero il nemico e
di ridurre per questo certi alimenti.
Negli ultimi anni tanti studi e statistiche hanno risposto a questa domanda, e
la risposta finale è stata “No”, i grassi saturi, quelli buoni (come ghi, burro
da pascolo, olio di cocco) non fanno male, ma bene.
Il burro, per esempio, è stato a lungo erroneamente demonizzato per il suo
contenuto di grassi saturi.
Molti inorridiscono ancora all’idea di mangiarlo, ma le nuove ricerche ci dicono
che quello vero, crudo, biologico, da animali da pascolo ha molti benefici.
Quindi rimetti pure il burro sulla tua tavola (quello buono, però) e se vuoi
combattere contro il vero nemico, combatti contro zucchero e cibo processato,
contro le margarine e i cibi light di pessima qualità.
Ecco i miti infondati (ma purtroppo molto diffusi) su grassi saturi e
colesterolo.
Proprio l’affidarsi a queste false credenze negli anni ha contribuito a renderci
sempre più grassi e malati.
1. Le diete a basso contenuto di grassi e alto contenuto di carboidrati sono le
migliori per l’uomo
Negli anni 60 e 70 molti scienziati credevano che i grassi saturi fossero la
principale causa di malattie cardiache, i colpevoli del rialzo del colesterolo
cattivo nel sangue.
Questa idea era il pilastro delle diete a basso contenuto di grassi.
A causa di qualche cattivo studio e di decisioni politiche malaccorte, questa
dieta è stata raccomandata a tutti gli americani nel 1977 (16).
In ogni caso non c’era un singolo studio su questa dieta a quel tempo.
Il pubblico americano è diventato così il partecipante del più grande
esperimento non controllato della storia.
Questo esperimento non è andato molto bene e se ne stanno ancora pagando le
conseguenze.
L’obesità epidemica è cominciata quasi nello stesso momento in cui sono state
date le direttive per le diete a basso contenuto di grassi (17) e l’epidemia di
diabete è venuta poco dopo.
Naturalmente una statistica come questa non prova nulla.
Correlazione non vuol dire causalità.
Ma sembra plausibile che le raccomandazioni di diete a basso contenuto di grassi
abbiano peggiorato le cose, perché le persone hanno cominciato a mangiare meno
cibo sano come carne, burro e uova e a mangiare più cibo processato ricco di
zuccheri e carboidrati raffinati.
Gli studi che evidenziano l’importanza dei grassi sani nella dieta
A quel tempo c’era poca evidenza ma negli ultimi anni e decenni, la dieta a
basso contenuto di grassi è stata studiata molto a fondo.
È stata testata nel più grande studio controllato nella storia della nutrizione,
lo Women’s Health Initiative.
In questo studio 48.835 donne in postmenopausa sono state divise in due gruppi.
Un gruppo ha iniziato una dieta a basso contenuto di grassi (con cereali
integrali e tutto il resto) mentre l’altro gruppo ha continuato a mangiare
“normalmente”.
Dopo un periodo di 7 anni e mezzo – 8, il gruppo a basso contenuto di grassi
pesava solo 0,4 kg in meno rispetto al gruppo di controllo e non c’erano
differenze nell’incidenza di malattie cardiache o cancro nei due gruppi (18, 19,
20, 21).
Altri grossi studi hanno evidenziato che non ci sono vantaggi nel fare una dieta
a basso contenuto di grassi (22, 23, 24).
Ma non finisce qui, sfortunatamente: le diete a basso contenuto di grassi
raccomandate dalla maggior parte delle organizzazioni nutrizionali non sono solo
inefficaci, sono anche dannose.
In svariati studi sull’uomo, le diete a basso contenuto di grassi peggioravano
alcuni importanti fattori di rischio, alzavano i trigliceridi, abbassavano il
colesterolo HDL (buono) e rendevano le particelle di LDL più piccole (e più
pericolose) (25, 26, 27, 28).
Inoltre, gli studi sulle diete ad alto contenuto di grassi (e basso contenuto di
carboidrati) mostrano che queste diete provocano una perdita di peso maggiore
rispetto alle diete a basso contenuto di grassi (29, 30, 31).
Nonostante questi risultati, molti nutrizionisti in tutto il mondo continuano a
raccomandare diete a basso contenuto di grassi.
2. I livelli di colesterolo totale e di LDL sono buoni indicatori dei rischi di
malattie cardiache
Probabilmente il più grande errore nella medicina moderna è il concentrarsi
troppo sui livelli di colesterolo totale e di LDL e giudicarli indicatori dei
rischi di malattie cardiache.
Bene, è vero che elevati livelli di entrambi sono associati a un aumento dei
rischi (32) ma il quadro completo è molto più complicato di così.
Il colesterolo totale, in realtà, include molte cose, tra cui l’HDL, noto come
colesterolo buono.
Avere alti livelli di HDL alza il valore totale del colesterolo.
Inoltre l’LDL non è solo LDL, ci sono dei sottotipi:
le particelle piccole e dense di LDL (molto dannose) che sono associate alle
malattie cardiache
le particelle grandi e morbide (buone) sono benigne (33, 34, 35, 36, 37).
Studi attualmente dimostrano che il colesterolo totale e l’LDL sono pessimi
indicatori dei rischi se paragonati ad altri marcatori, come il rapporto
Trigleiceridi:HDL (38).
Uno studio ha scoperto che di 231.986 pazienti ospedalizzati per malattie
cardiache, la metà aveva livelli di colesterolo normali (39)!
Ci sono anche studi che mostrano che il colesterolo alto può essere protettivo.
Negli individui anziani, più è alto il colesterolo, più bassi sono i rischi di
malattie cardiache (40, 41).
Senza contare che livelli di colesterolo troppo bassi sono associati a maggiori
rischi di morte per altre cause (come cancro e suicidio) (42, 43).
Nonostante i valori del colesterolo totale e LDL siano poco indicativi, alle
persone con valori elevati viene spesso consigliato di abbassare il colesterolo
con ogni mezzo necessario, tra cui una dieta a basso contenuto di grassi (che
non funziona) e le statine.
In questo momento, milioni di persone in tutto il mondo stanno assumendo farmaci
che abbassano il colesterolo, senza averne bisogno, sottoponendosi al rischio di
gravi effetti collaterali.
3. Gli oli di semi e vegetali processati sono sani
Per qualche strano motivo, gli oli di semi e gli oli vegetali processati sono
riconosciuti come salutari.
L’uomo ha cominciato ad usarli circa 100 anni fa, perché fino ad allora non
esisteva la tecnologia per processarli.
Non si sa come, in un certo momento, è stato dedotto che questi oli potessero
essere benefici per l’uomo (e certamente migliori rispetto ai “pericolosi”
grassi saturi).
Questi oli, che comprendono olio di soia, mais e semi di cotone, sono molto
ricchi di acidi grassi polinsaturi omega-6, che sono dannosi in eccesso e
possono contribuire all’infiammazione (44, 45).
Nonostante questi oli siano raccomandati per ridurre le malattie cardiache, in
realtà vi sono diversi studi che dimostrano come ne aumentino il rischio (46,
47, 48, 49).
In uno studio che ha esaminato gli oli da cucina diffusi sul mercato degli Stati
Uniti, è stato scoperto che dallo 0,56% al 4,2% degli acidi grassi contenuti
erano grassi trans altamente tossici (50)!
Tuttavia, questi oli sono ancora raccomandati da molte organizzazioni che
sostengono di proteggere la nostra salute.
4. I grassi saturi alzano il colesterolo cattivo e provocano malattie cardiache
La guerra ai grassi saturi è stata un fallimento epocale.
È iniziata con studi fallaci, ma per qualche motivo è diventata un affare
pubblico (con disastrose conseguenze).
La parte peggiore è che il governo e le organizzazioni della salute devono
ancora cambiare posizione, nonostante le evidenze dell’errore siano
schiaccianti.
In realtà i grassi saturi non alzano poi così tanto l’LDL.
L’effetto è debole e inconsistente e dipende da individuo a individuo (51, 52,
53).
Quando il grasso saturo influenza l’LDL, cambia le particelle piccole e dense in
grandi, che sono per lo più benigne (54, 55, 56).
I grassi saturi alzano anche il colesterolo HDL, che è associato a una riduzione
dei rischi di malattie cardiache (57, 58).
Se così stanno le cose, i grassi saturi in realtà migliorano il profilo
lipidico, non quello che si dice.
Negli scorsi 5 anni, molti studi massivi hanno esaminato il collegamento tra
grassi saturi e malattie cardiache.
Uno di questi studi ha coinvolto 347.747 partecipanti e ha analizzato i dati di
21 studi.
La conclusione: non ci sono prove che i grassi saturi aumentino i rischi di
malattie cardiache (59, 60, 61).
5. Grassi saturi e grassi trans sono simili
I grassi trans sono grassi insaturi chimicamente modificati per essere più
solidi e durare di più.
Sono conosciuti anche come grassi parzialmente idrogenati, creati pompando
molecole di idrogeno negli oli vegetali.
Questo cambia la struttura chimica dell’olio, trasformandolo da liquido a
solido.
Tale processo comporta alta pressione, gas idrogeno e un metallo catalizzatore
(ed è disgustoso e innaturale).
È assurdo che una cosa del genere sia considerata commestibile per gli uomini.
Alcune delle principali organizzazioni sanitarie hanno iniziato a confondere la
gente mettendo insieme grassi trans e grassi saturi e chiamandoli i “grassi
cattivi”, come se fossero la stessa cosa (62).
In realtà i grassi saturi sono completamente innocui ma lo stesso non si può
dire dei grassi trans.
I grassi trans sono altamente tossici e possono provocare insulino resistenza,
infiammazione e aumentare significativamente il rischio di malattie gravi come
quelle cardiache (63, 64, 65, 66).
Se vuoi evitare malattie croniche mangia ghi, carne e olio di cocco, ma stai
alla larga dai grassi trans.
6. La margarina processata è meglio del burro
A causa della guerra ai grassi saturi, fra cui il burro, i produttori alimentari
quindi hanno cominciato a produrre dei sostituti, come la margarina.
La maggior parte delle margarine contiene grandi quantità di oli vegetali
trasformati, spesso con grassi trans aggiunti alla miscela.
Ma come si può pensare che una margarina trasformata e di fabbrica possa essere
più sana del burro, che è completamente naturale e che gli esseri umani hanno
mangiato per tanto tempo?
Gli studi, inoltre, non supportano l’idea che la margarina sia più sana del
burro.
Nel Framingham Heart Study, il consumo di margarina era collegato a un aumento
dei rischi di malattie cardiache rispetto al burro (67).
Molti altri studi hanno esaminato i prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto
di grassi e non hanno trovato alcuna prova che possano contribuire a qualsiasi
malattia.
In realtà sono associati a un minor rischio di obesità (68).
I prodotti lattiero-caseari grassi, come il burro, sono estremamente sani,
soprattutto se derivano ??da mucche nutrite a erba.
7. Il cibo processato a basso contenuto di grassi è una scelta sana
A causa della raccomandazione di stare alla larga dai grassi, i produttori di
alimenti hanno rimosso il grasso da alcuni dei loro cibi.
Ma questo causava un grosso problema: gli alimenti al naturale senza il grasso
avevano un sapore terribile.
I produttori di alimenti, per far fronte a questo inconveniente, hanno aggiunto
lo zucchero per compensare il grasso mancante.
Per questo motivo la maggior parte dei cibi a “basso contenuto di grassi”
vengono riempiti di zucchero, che è molto dannoso (69, 70).
Se un alimento ha “basso contenuto di grassi” o “dietetico” sull’etichetta,
allora probabilmente contiene zucchero, sciroppo di mais e varie sostanze
chimiche artificiali nella lista degli ingredienti.
Tuttavia, le vendite di questi alimenti sono salite alle stelle, perché molte
organizzazioni nutrizionali consigliano ancora alla gente di mangiarle, anche se
le alternative con grassi sono molto più sane!
Tutta la verità sulle uova e il colesterolo
Uova e colesterolo
I professionisti della nutrizione hanno avuto un grande successo nel demonizzare
alimenti perfettamente sani.
Probabilmente il peggior esempio di questo sono le uova, uno dei cibi più sani
al mondo.
Dato che le uova contengono molto colesterolo (186 mg cioè il 62% della quantità
giornaliera raccomandata), qualcuno pensa ancora che siano la causa delle
malattie cardiache.
Gli studi in realtà mostrano che il colesterolo presente negli alimenti non alza
i livelli di colesterolo cattivo nel sangue.
Anzi, più colesterolo introduci, meno il tuo corpo ne produrrà.
È stato dimostrato che le uova alzano i livelli di HDL (il colesterolo buono) e
non sono associate a un aumento dei rischi di malattie cardiache (71, 72, 73,
74).
Quello di cui stiamo parlando è un alimento incredibilmente sano, ricco di
vitamine, minerali e sostanze nutritive potenti che sono importanti per gli
occhi e il cervello (75, 76, 77).
Quasi tutte le sostanze nutritive si trovano nel tuorlo, il bianco non è altro
che la proteina.
E per preservare tutto il nutrimento e il potere enzimatico, il tuorlo andrebbe
mangiato crudo, come in questa ricetta: Uova SAUTÓN.
Quante uova mangiare al giorno? Gli studi
Le raccomandazioni parlano di consumare al massimo 2-6 tuorli a settimana.
In realtà non ci sono degli studi che giustificano questa limitazione (78).
Al contrario, abbiamo un numero significativo di studi che dimostrano che è
sicuro mangiare uova.
In questi studi, alcune persone sono state divise in due gruppi, un gruppo
mangiava diverse uova intere al giorno (da 1 a 3), l’altro gruppo mangiava altro
(sostituti delle uova).
I ricercatori hanno seguito la dieta di queste persone per un certo numero di
settimane/mesi.
Alla fine i risultati sono stati questi:
in quasi tutti i casi i livelli di HDL (il colesterolo buono) erano saliti (79,
80, 81)
i livelli totali di colesterolo LDL non erano cambiati, ma in qualche caso erano
aumentati leggermente (82, 83, 84, 85)
mangiare uova arricchite di Omega 3 abbassava i trigliceridi nel sangue (un
altro fattore di rischio) (86, 87)
i livelli nel sangue di carotenoidi antiossidanti come Luteina e Zeaxantina
erano aumentati significativamente (88, 89)
Sembra che la risposta del corpo al consumo di uova sia diversa da persona a
persona.
Nel 70% delle persone non ha effetti sul colesterolo totale o sull’LDL, mentre
nel 30% delle persone (chiamate “Hyper responders”) i valori aumentano
leggermente (90).
Ma questo non è un problema.
Gli studi mostrano che le uova trasformano le particelle di LDL da piccole e
dense (pericolose) in particelle grandi (benigne) (91, 92).
Le persone che hanno un gran numero di particelle di LDL grandi hanno minori
rischi di infarto.
Quindi anche se le uova provocano un piccolo aumento del colesterolo totale e
dei livelli di LDL, non c’è da preoccuparsi (93, 94, 95).
La scienza chiarisce che mangiare fino a 3 uova al giorno è sicuro per le
persone in salute e con uno stile di vita sano.
Legame tra consumo di uova e infarto
Diversi studi hanno indagato sul possibile collegamento tra consumo di uova e
infarto.
Tutti questi studi sono chiamati osservazionali.
In studi come questi, gruppi di persone abbastanza grandi sono seguiti per
diversi anni.
I ricercatori usano la statistica per capire se certe abitudini (come la dieta,
il fumo o l’esercizio fisico) siano collegate alla diminuzione o all’aumento dei
rischi di alcune patologie.
Questi studi, alcuni dei quali coinvolgono centinaia di migliaia di persone,
mostrano che le persone che mangiano uova intere non hanno più probabilità di
sviluppare infarto.
Alcuni di questi mostrano addirittura una diminuzione dei rischi (96).
Comunque, una cosa che vale la pena notare, è che alcuni di questi studi
mostrano che i diabetici che mangiano uova hanno un aumento dei rischi di
infarto (97).
Il motivo per cui le uova portino un aumento dei rischi nei diabetici è
sconosciuto.
Questo tipo di studi può solo fare dei collegamenti ed è possibile che i
diabetici che mangiano uova siano, in media, meno attenti alla salute di quelli
che non le mangiano.
Può anche dipendere dal resto della dieta.
In una dieta a basso contenuto di carboidrati (la migliore per i diabetici), le
uova riducono il rischio di infarto (98, 99).
Gli altri benefici delle uova
Le uova non contengono solo colesterolo ma sono anche piene di nutrienti e hanno
degli straordinari benefici:
contengono molta Luteina e Zeaxantina, antiossidanti che riducono i rischi di
problemi agli occhi, come la degenerazione maculare e le cataratte (100, 101)
sono ricche di colina, un nutriente essenziale del cervello di cui il 90% delle
persone sono carenti (102)
contengono molte proteine animali di qualità, che favoriscono l’aumento della
massa muscolare e la salute delle ossa (103, 104)
aumentano il senso di sazietà e aiutano a perdere peso (105)
contengono grassi di altissima qualità
Le uova hanno anche un buonissimo sapore e sono facili da preparare.
Come consumare le uova
Sfortunatamente non abbiamo studi su persone che mangiano più di 3 uova al
giorno.
È possibile, sebbene improbabile, che mangiarne di più possa avere effetti
negativi sulla dieta, ma questo è un territorio del tutto inesplorato.
Anche se le uova sono un prodotto ottimo, la giusta misura è sempre la strada
migliore.
Quindi l’ideale è consumarle 2-3 volte a settimana, alternandole alle altre
proteine.
Inoltre non tutte le uova sono uguali.
La maggior parte delle uova del supermercato proviene da galline da allevamento
nutrite con cereali.
Le uova migliori sono quelle fresche e biologiche, da galline allevate
all’aperto o a terra.
Vanno conservate a temperatura ambiente per preservarne il contenuto enzimatico,
e non in frigorifero.
Vanno consumate rigorosamente con albume cotto e tuorlo crudo.
Non devi mai cuocere il tuorlo, così potrai disporre delle proteine in esso
contenute senza disperderle.
Le uova sono nutrienti e ricche di grassi e proteine di ottima qualità.
Non bandirle per la paura del colesterolo, ma comincia a procurarti quelle di
buona qualità e a introdurle nella tua dieta.
Colesterolo e malattie cardiovascolari: una verità tutta da rivedere
Per vari decenni il nome colesterolo è stato legato, in modo indissolubile e
superficiale, alla patologia che causa il maggior numero di decessi in assoluto:
l’aterosclerosi.
Si è visto che essa pone le sue basi addirittura sin dai primi anni
dell’infanzia.
L’aterosclerosi è una malattia degenerativa che colpisce in modo particolare le
arterie iliache, coronariche e carotidi con una lenta ma progressiva
calcificazione a seguito di depositi di placche.
Queste sono di materiale in gran parte grasso, di colore bianco o giallognolo e
nei casi più gravi formano delle vere e proprie masse che ostruiscono il
regolare flusso sanguigno verso organi vitali come cuore e cervello.
Quando nelle arterie coronariche il flusso viene gravemente ridotto, si verifica
un attacco cardiaco (infarto del miocardio).
Se invece viene ridotto nelle arterie carotidi, si verifica un ictus cerebrale.
Data la gravità e purtroppo la grande diffusione dell’aterosclerosi, si è fin
troppo demonizzato il colesterolo, ritenendo a torto, che alti livelli
riscontrati nel sangue (ipercolesterolemia) fossero la causa primaria di
aterosclerosi e dunque di attacchi cardiaci e ictus.
Il buon livello di conoscenza raggiunto negli ultimi anni sulla malattia, libera
il colesterolo dall’essere visto come l’unico protagonista sul banco degli
imputati di questa patologia dagli esiti spesso mortali.
Medici e studiosi sono ormai concordi nell’affermare che:
i depositi arteriosclerotici non sono causati dall’ipercolesterolemia
l’aumento di colesterolo non è la causa della calcificazione delle arterie ma
una conseguenza. È semmai il segnale della debolezza delle nostre arterie e che
la malattia (aterosclerosi) si sta sviluppando.
Le arterie, queste sconosciute
Immagina le arterie come dei tubi di irrigazione robusti e flessibili che, con
la forza della pressione, trasportano il sangue dal cuore alle varie parti del
corpo.
La sfida per non incorrere in malattie degenerative come l’aterosclerosi, è
tenerle elastiche, pulite, libere da incrostazioni, dalle temute placche che si
formano sulle pareti interne delle arterie (endotelio).
I depositi arteriosclerotici in realtà sono una sorta di meccanismo riparatore
messo in atto dall’organismo per tamponare le microlesioni delle arterie.
Come visto, il colesterolo viene trasportato in organi e tessuti dalle
lipoproteine.
Il Dott. Rath, paladino della medicina cellulare, con i colleghi dell’Università
di Amburgo, ha condotto degli studi sulla concentrazione di lipoproteine di tipo
A nelle pareti delle arterie.
La scoperta è stata chiarificatrice: ha constatato che vi erano tante lesioni
quante particelle di lipoproteina A.
Il che sta ad indicare come al fegato giunga il segnale di danneggiamento delle
pareti arteriose e come lui provveda a ripararle con un aumento di produzione di
un certo tipo di colesterolo, composto da particelle adesive che ben si radicano
e otturano le micro fessure.
Il colesterolo ha dunque anche un ruolo riparatore delle arterie danneggiate.
Più queste sono lesionate e fragili, più il metabolismo è indotto a produrre
molecole di colesterolo dal fegato.
Un dato che ci induce a riflettere e ci aiuta a liberarci dalla paura di
consumare grassi animali.
Poche cose nel campo della nutrizione sono controverse come colesterolo e rischi
di infarto ed entrambi sono collegati al modo in cui mangiamo.
C’è una mole immensa di ricerche su questo argomento, ma molte di queste
ricerche sono inquinate da scopi commerciali, quindi sono poco attendibili.
In più, un’alta percentuale di professionisti della salute sembra basare le sue
raccomandazioni su conoscenze ormai datate.
L’aterosclerosi è ciò che causa l’infarto
Il cuore è un muscolo che funziona come una batteria, generando la forza che
spinge il sangue attraverso il nostro sistema vascolare.
Il cuore richiede un costante afflusso di ossigeno e carburante e ha un suo
personale rifornimento di sangue: le arterie coronarie, che lo circondano.
L’aterosclerosi è la formazione di placche all’interno delle arterie, che le
ispessiscono e ostruiscono.
Queste placche diventano sempre più larghe con il tempo, riempiendosi di
colesterolo, cellule infiammatorie e ogni sorta di tessuti danneggiati.
Quando questo processo va avanti per anni e anni, la placca si può rompere e
quando accade, il sangue nelle arterie si raggruma.
Questo grumo di sangue può impedire e bloccare il flusso di sangue nelle
arterie, parzialmente o completamente, cosa che priva il cuore di ossigeno.
A meno che il grumo non si dissolva o non sia rimosso velocemente (attraverso la
chirurgia d’urgenza), una parte del muscolo cardiaco muore e non si riprenderà
mai completamente.
Questo è chiamato infarto e, quando è a uno stadio pericoloso, può portare alla
morte.
L’infarto è oggi la principale causa di morte (106), per questo non bisogna
sottovalutare l’importanza della prevenzione.
Uno dei fattori chiave nell’infarto è uno sterolo che si trova all’interno delle
pareti arteriose e viene “mangiato” da cellule chiamate macrofagi.
I macrofagi fanno parte del sistema immunitario e si trovano dappertutto nel
corpo.
Quando il colesterolo si incolla alla parete arteriosa e viene mangiato da un
macrofago, comincia una reazione infiammatoria che esaspera questa condizione e
segna l’inizio di un circolo vizioso.
L’infarto è un processo molto complicato e coinvolge molti fattori, inclusi
l’infiammazione e lo stress ossidativo.
Ma il punto più importante da comprendere è che quando il colesterolo non si
attacca alle pareti e non viene inglobato da un macrofago, non si ha l’infarto.
Gli studi che scagionano il colesterolo
Oggigiorno le evidenze scientifiche che scagionano il colesterolo sono sempre
più numerose anche se la convinzione della sua pericolosità è molto radicata e
difficile da scalfire.
Negli USA, decenni di studi e ricerche volte a dimostrare la relazione tra
colesterolo alto e malattie cardiovascolari hanno fallito.
Nelle ultime linee guida dietetiche del 2015-2020 (Dietary Guidelines for
America) pubblicate ogni 5 anni dal Dipartimento dell’Agricoltura e della Salute
e dal Dipartimento dei Servizi Umani Americani, finalmente c’è un cambio di
rotta e si dichiara che:
“il colesterolo alimentare non è considerato un fattore di rischio in caso di
sovraconsumo“.
La revisione dell’Expert Review of Clinical Pharmacology e il mito delle statine
Nel 2018, nell’ambito di una revisione pubblicata nella rivista Expert Review of
Clinical Pharmacology (una rivista medica pubblicata mensilmente negli USA che
copre tutti gli aspetti della farmacologia clinica), si afferma che non ci sono
prove che l’uso dei medicinali per abbassare il colesterolo (statine e simili)
riduca effettivamente il rischio di malattie cardiache se non quelle fornite
dalle stesse case produttrici (che sono ovviamente tutt’altro che disinteressate
ed imparziali).
Nella stessa revisione del 2018 vengono menzionati dei difetti significativi
rilevati in tre studi pubblicati dai sostenitori dell’uso delle statine allo
scopo di convalidare la loro efficacia e la “verità” corrente sul colesterolo.
Infine, vengono presentate prove sostanziali che i livelli di colesterolo totale
e colesterolo LDL non sono indicativi di rischio di malattie cardiovascolari e
che i benefici dell’uso delle statine come forma di prevenzione sono a dir poco
dubbi.
Non ci sono prove che il colesterolo alto causi malattie cardiovascolari
Sempre nella revisione del 2018 gli autori dell’analisi fanno notare che se ci
fosse un effettivo legame di causalità tra colesterolo alto e aterosclerosi, i
pazienti che assumono medicinali che abbassano il colesterolo dovrebbero
mostrare grandi benefici e miglioramenti, cosa che invece non accade.
Sono stati presi in esame 16 studi nei quali si è voluto calcolare il grado di
efficacia dei medicinali che abbassano il colesterolo.
In 15 studi su 16 non sono stati registrati benefici e l’unico studio che ha
mostrato un effettivo abbassamento del colesterolo aveva usato l’esercizio
fisico come unico trattamento.
Inoltre, in accordo con il dogma corrente, i pazienti con colesterolo totale
alto dovrebbero essere a maggior rischio di malattie cardiovascolari ma i
ricercatori, nella loro revisione, non hanno trovato alcuna prova di questo e,
senza tanti giri di parole, affermano che si tratta di “un’idea supportata da un
uso fraudolento della letteratura medica“.
A riprova di questa affermazione viene riportato questo esempio:
“L’ipotesi che alti livelli di colesterolo totale causassero malattie
cardiovascolari è stata formulata nel 1960 dagli autori dei Framingham Heart
Study.
Tuttavia, nello studio trentennale che seguì, e i cui risultati vennero
pubblicati nel 1987, si affermava che ad un abbassamento annuale di 1mg/dl di
colesterolo totale corrispondeva un aumento dell’11% del rischio di malattie
coronariche e di mortalità generale.
Tre anni dopo, la American Heart Association e il U.S. National Heart, Lung and
Blood Institute pubblicarono un sommario congiunto nel quale si affermava che ad
una riduzione dell’1% del livello di colesterolo totale corrisponde
approssimativamente una riduzione del 2% del rischio di malattie
cardiovascolari.
Gli autori fecero riferimento in modo fraudolento al Framingham Study per
supportare questa affermazione.”
I dati in contrasto vengono costantemente ignorati o travisati
Per determinare se i tre studi sotto analisi avessero travisato scoperte fatte
in studi precedenti, i ricercatori li hanno “passati al setaccio” alla ricerca
di citazioni prese da 12 studi precedenti sull’argomento che riportano risultati
discordanti con l’ipotesi sul colesterolo comunemente accettata.
È venuto fuori che quasi la metà degli articoli “contro” è stata ignorata.
Nei restanti articoli, scoperte non significative sono state esagerate e
gonfiate mentre risultati non favorevoli sono stati manipolati e citati come se
lo fossero.
I ricercatori hanno evidenziato che sono stati completamente ignorati almeno una
dozzina di studi dai quali non risultava nessuna associazione tra colesterolo
alto e malattie cardiache.
Ancora più significativo è che l’analisi fatta dall’Expert Review of Clinical
Pharmacology ha evidenziato che in alcuni studi l’associazione tra colesterolo
totale e malattie cardiovascolari è debole, assente o addirittura inversa.
Non esiste un legame tra LDL e malattie cardiache
La revisione dell’Expert Review of Clinical Pharmacology smantella anche
l’affermazione che alti livelli di LDL siano causa di aterosclerosi e malattie
cardiovascolari
Così come accade per il colesterolo totale, se l’LDL alto fosse responsabile
dell’aterosclerosi, allora i pazienti con LDL alto avrebbero diagnosi di questa
malattia più frequente.
Questo però non accade e quelli con livelli altissimi dovrebbero avere l’aterosclerosi
al massimo grado di gravità ma anche questo non accade.
I ricercatori citano studi in cui si mostra che non c’è legame tra l’LDL, la
calcificazione delle coronarie e vari gradi di aterosclerosi.
Stessa cosa per i livelli di LDL in relazione alle malattie cardiovascolari.
Infatti, in uno studio condotto su quasi 140.000 pazienti vittime di infarto
acuto del miocardio, si è visto che al momento del ricovero in ospedale questi
avevano livelli di LDL inferiori al normale.
In un altro studio, che inizialmente aveva riportato scoperte simili, si decise
di procedere abbassando ulteriormente i livelli di LDL.
Nella fase di follow-up, durata tre anni, è risultato che i pazienti con un
livello di LDL inferiore a 105 mg/dl avevano un tasso di mortalità doppio
rispetto a quelli con LDL più alto.
Gli autori di questo studio suggeriscono che questa relazione inversa tra LDL e
malattie cardiovascolari potrebbe essere dovuta al fatto che bassi livelli di
LDL aumentano il rischio di infezioni e tumori.
Gli autori, inoltre, hanno presentato prove che persone anziane con alti livelli
di LDL non muoiono prematuramente, anzi vivono mediamente più a lungo di quelli
con livelli bassi di LDL o che sono sotto terapia con statine.
Un altro studio (una meta-analisi fatta su 19 studi i cui risultati sono oggetto
di questo articolo sul Telegraph ) ha mostrato che il 92% di individui con il
colesterolo alto vivevano più a lungo.
I benefici “gonfiati” delle statine
Statine e colesterolo
La revisione dell’Expert Review of Clinical Pharmacology analizza i benefici che
vengono attribuiti alle statine e dimostra che, negli studi presentati a favore
del loro uso, questi sono stati esagerati con tattiche diverse, talvolta
semplicemente escludendo studi e test dai risultati fallimentari.
“Inoltre il beneficio più importante, cioè il prolungamento dell’aspettativa di
vita, non viene mai menzionato nei test di abbassamento dei livelli del
colesterolo ma, come è stato calcolato di recente, il trattamento con le statine
prolunga la vita di non più di pochi giorni.“
Infatti, lo studio a cui si fa riferimento in questa citazione, pubblicato su
BMJ Open nel 2015 (una rivista medica che prende in esame documenti e ricerche
sulla medicina clinica, la salute pubblica e l’epidemiologia) e nel quale
vengono presi in esame 11 studi seguiti per un range di tempo dai due ai sei
anni, hanno mostrato che la morte viene posticipata mediamente tra i 5 e i 19
giorni negli esperimenti di prevenzione primaria, e tra i 10 e i 27 giorni in
quelli di prevenzione secondaria.
Facendo la media, c’è un guadagno di aspettativa di vita di poco più di 3 giorni
nel primo caso e di 4 giorni nel secondo (vedi i risultati anche su PubMed).
I danni accertati da uso delle statine
A fronte di risultati così deludenti nella riduzione della mortalità, abbiamo
invece una lista di malattie ed effetti collaterali gravi causati dalle statine,
di tutto rispetto:
aumento del rischio di diabete
diminuzione della funzionalità cardiaca
carenze nutrizionali, inclusi il Coenzima Q10 e la Vitamina K2, entrambi
importanti per la salute del cuore
effetti sulla fertilità a cui si aggiunge la capacità delle statine di provocare
danni al feto (quindi da non usare in gravidanza o se si sta pianificando di
avere figli)
aumento del rischio di cancro per uso a lungo termine (10 anni o più)
danni al sistema nervoso periferico (basta un utilizzo di due anni)
Cosa accade se il colesterolo è troppo basso?
Considerando che ogni singola cellula del nostro corpo, cervello compreso, ha
bisogno di colesterolo per vivere e prosperare, la sua mancanza ha un effetto
devastante sul cervello.
Un ampio studio condotto da ricercatori olandesi ha evidenziato che uomini con
bassi livelli cronici di colesterolo sono a maggior rischio di ammalarsi di
depressione (107).
Questo probabilmente accade perché il colesterolo influenza il metabolismo della
serotonina (il cosiddetto ormone del piacere o della felicità) che è coinvolto
nella regolazione dell’umore.
In un altro studio, dei ricercatori canadesi hanno scoperto che con livelli di
colesterolo estremamente bassi aumenta considerevolmente il rischio di
commettere suicidio (108).
Dozzine di studi confermano il legame tra bassi livelli di colesterolo e
comportamenti violenti, sempre in relazione alla serotonina la cui funzionalità
diminuisce provocando l’aumento di violenza ed aggressività.
In una meta analisi che coinvolge i dati raccolti su 41.000 pazienti è risultato
che coloro che assumono statine hanno un rischio più elevato di ammalarsi di
cancro mentre altri studi hanno messo in relazione il colesterolo basso e la
malattia di Parkinson.
Qualsiasi valore al di sotto di 150 è già troppo basso, l’ottimale sarebbe al di
sopra dei 200, il che naturalmente è in contrasto con quanto affermato dalle
“linee guida” ufficiali dietro alle quali ci sono interessi economici troppo
vasti per poter essere ignorati.
Come valutare (davvero) lo stato di salute del tuo cuore
Negli USA le malattie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte e,
negli ultimi anni, anche l’Italia si è allineata a questa tendenza.
Considerando l’uso sempre più ampio delle statine e l’ossessione diffusa delle
persone di tenere il colesterolo basso con ogni mezzo possibile, le malattie
cardiache dovrebbero essere ormai un ricordo, invece accade esattamente il
contrario.
Questo dovrebbe quanto meno spingere a farsi delle domande sulla validità del
dogma “colesterolo alto = malattie del cuore” e sul fatto che le statine siano
la soluzione al problema.
Fino ad oggi ci hanno sempre detto che il valore totale del colesterolo è un
indicatore sufficiente per capire se il cuore è in salute.
In realtà si tratta di un dato che non dice praticamente nulla al riguardo.
Per capire veramente se il cuore e il sistema cardiovascolare sono in buona
salute, dobbiamo andare più a fondo facendo almeno questi 7 esami:
1. Rapporto HDL/ colesterolo totale
La percentuale di HDL (il cosiddetto colesterolo buono) è un fattore di rischio
importante.
Dividi il valore dell’HDL per quello del colesterolo totale, la percentuale
dovrebbe idealmente superare il 24%
2. Rapporto trigliceridi/ HDL
I trigliceridi sono la principale componente del tessuto adiposo e servono sia
come fonte di energia di riserva sia come isolante termico che ci protegge dalle
basse temperature.
Anche il fegato è in grado di sintetizzarli partendo da altri nutrienti come le
proteine e il glucosio.
Questo spiega perché una dieta troppo ricca di zuccheri e carboidrati causa un
innalzamento dei livelli di trigliceridi nel sangue, quella che in termine
medico viene definita ipertrigliceridemia.
Il livello dei trigliceridi si calcola come nel caso precedente e il rapporto
dovrebbe essere meno di 2.
3. Livelli di insulina a digiuno
Le malattie cardiovascolari hanno tra le cause principali l’insulino resistenza
che è causata principalmente da una dieta troppo ricca di zuccheri e carboidrati
raffinati.
Gli zuccheri (non il colesterolo e i grassi saturi) sono la causa principale.
Ad esempio test clinici hanno dimostrato che il fruttosio e lo sciroppo di mais
ad alto contenuto di fruttosio possono aumentare notevolmente il rischio di
malattie cardiache in meno di due settimane di consumo quotidiano.
Qualsiasi pasto ricco di zuccheri e carboidrati come zucchero, fruttosio e
farinacei genera un aumento del picco glicemico con conseguente rilascio di
insulina da parte del pancreas.
L’insulina ha il compito di ripulire il sangue dallo zucchero in eccesso e
trasportarlo nelle cellule dove viene immagazzinato sotto forma di grasso.
L’insulina rilasciata nel sangue, quindi, promuove l’accumulo di grasso e rende
più difficile smaltire quello già accumulato.
Il grasso in eccesso, soprattutto quello viscerale, è una delle maggiori cause
di malattie del cuore.
4. Livelli dello zucchero nel sangue a digiuno
Le ricerche hanno evidenziato che, se i livelli di zucchero nel sangue a digiuno
superano i 100-129 mg/dl, il rischio di malattie cardiovascolari aumenta del
300% rispetto a livelli inferiori a 79 mg/dl.
5. Livelli del ferro
Un livello elevato di ferro nel sangue può essere un potente fattore di stress
ossidativo perché può danneggiare i vasi sanguigni e causare malattie cardiache.
Idealmente i valori della ferritina non dovrebbero superare gli 80 ng/ml.
Il modo più semplice per diminuire i livelli di ferro troppo elevati è donare il
sangue.
Se questo non fosse possibile, si può valutare con il proprio medico una
possibile terapia alternativa per eliminare l’eccesso di ferro come la
flebotomia terapeutica (che altro non è che il buon vecchio salasso dei tempi
antichi).
Nelle donne in età fertile, in genere, i livelli del ferro sono tenuti
naturalmente sotto controllo dal ciclo mestruale (che anzi potrebbe causare
anemia se il ferro perso con il ciclo non viene reintegrato con l’alimentazione)
ma questo cambia al momento dell’arrivo della menopausa.
In questa fase, infatti, le donne sono più soggette al rischio di accumulare
elevati livelli di ferro che vanno quindi monitorati periodicamente in modo da
intervenire in caso di necessità.
6. Livello dell’omocisteina
L’omocisteina è una sostanza chimica che viene prodotta dal corpo durante la
metilazione, il processo del metabolismo della metionina, implicato anche nella
conversione dei nutrienti attraverso le interazioni enzimatiche.
È un prodotto di scarto che normalmente viene trasformato in una sostanza
innocua utile all’organismo.
Tutti abbiamo omocisteina nel sangue ma il problema sorge quando non viene
metabolizzata nel modo adeguato e si accumula all’interno dell’organismo creando
il fenomeno dell’iperomocisteinemia.
Si creano così dei sottoprodotti di scarto che portano ad un aumento
dell’infiammazione e dello stress ossidativo e causano squilibrio nel sistema
cardiovascolare, neurologico ed endocrino.
Per conoscerne il valore, è sufficiente far inserire questo esame del sangue tra
quelli richiesti dal proprio medico.
7. La circonferenza del punto vita
Come accennato in precedenza, il grasso viscerale, cioè posizionato a livello
dell’addome, che circonda e comprime gli organi interni, è un fattore di rischio
ben riconosciuto per il cuore.
Per questo esame non ti serve il medico ma solo un centimetro da sarto o
comunque un centimentro a nastro non elastico.
La misurazione deve essere fatta in corrispondenza del punto vita quindi poco
sopra l’ombelico e va fatta senza vestiti indosso.
Il rischio é:
molto basso per circonferenze del punto vita fino a 80 cm per gli uomini e 70
per le donne
moderato per circonferenze del punto vita fino a 99 cm per gli uomini e 89 per
le donne
elevato per circonferenze del punto vita fino a 120 per gli uomini e 109 per le
donne
molto elevato per circonferenze del punto vita oltre i 120 per gli uomini e 110
per le donne
Questi valori non sono validi per i bambini, per le persone di bassa statura (al
di sotto del metro e mezzo) e non sono applicabili ai culturisti che sviluppano
una gran massa muscolare che può falsare i risultati e quindi la misurazione
deve essere fatta in associazione con altri fattori.
Si tratta di un esame semplice, economico e, per quanto empirico, considerato
molto attendibile.
Quindi è buona norma mantenere sotto controllo la cinconferenza del punto vita
che sulla nostra salute può dirci molto di più della bilancia.
Come interpretare i valori del colesterolo
Le lipoproteine si distinguono in:
1. VLDL (Very Low Density Lipoprotein) cioè lipoproteine che contengono una
densità molto bassa di proteine ma un alto contenuto di grassi, in modo
particolare di acido palmitico, pericoloso inibitore della leptina, ormone che
regola il nostro senso di fame e sazietà.
Studi hanno evidenziato come una continua produzione di acido palmitico avvenga
da parte del fegato ogni qualvolta ci sia un accumulo in eccesso di carboidrati
che vengono convertiti in grassi dannosi e rilasciati in tutto il corpo.
Fattore che da solo scagiona i grassi animali come unici responsabili di un alto
tasso di colesterolo e che ci dovrebbe invece far riflettere sulla quantità di
carboidrati e dunque zuccheri che ogni giorno consumiamo.
2. LDL (Low Density Lipoprotein) cioè lipoproteine con una bassa densità di
proteine e alto contenuto di grassi.
È il cosiddetto colesterolo “cattivo” in circolo nelle arterie.
Insieme alle VLDL trasportano il colesterolo e i grassi dal fegato ai tessuti.
È fonte di energia e di materiale per le cellule ed è costituito da una parte
buona, con molecole morbide e soffici e da una parte con molecole dure e
ossidate, molto più insidiose.
3. HDL (High Density Lipoprotein) cioè lipoproteine con un’alta densità di
proteine e basso contenuto di grassi.
È il colesterolo “buono” che sottrae il colesterolo in eccesso e quello ossidato
dai tessuti e dalle arterie e lo riporta nel fegato per essere riprocessato e
pulito.
È lo spazzino delle nostre arterie.
Colesterolo totale e trigliceridi
Questi tre valori concorrono a formare il colesterolo totale che attualmente, ci
dicono, non dovrebbe superare una concentrazione nel sangue pari a 200 mg/dl.
Un valore che ormai rivela poco e perde di significato.
Più importante invece è scoprire che tipo di colesterolo abbiamo: il valore di
quello buono, l’HDL e di quello più dannoso, l’LDL, sono molto più eloquenti
circa lo stato di salute delle nostre arterie.
Da non sottovalutare il valore dei trigliceridi che va messo in relazione agli
altri dati.
Recenti studi hanno evidenziato come, per garantirci arterie sane, è bene tenere
il valore dei trigliceridi basso, e avere un HDL alto.
Sui numeri ci sono dibattiti in corso ma sembra che i trigliceridi è bene
tenerli sotto gli 80 mg/dl, mentre l’HDL attorno ai 60 mg/dl.
Ad ogni modo, il rapporto tra questi due valori indica la predisposizione o meno
a malattie cardiovascolari.
Ecco un semplice calcolo: si divide il valore dei trigliceridi per quello
dell’HDL.
Se il valore che risulta è compreso tra 1 e 2 è da considerarsi molto buono.
Se si è ottenuto un valore inferiore a 1, il risultato è eccellente: il rischio
di malattie cardiovascolari (infarto) è molto remoto.
Un’altra formula da applicare per una migliore lettura e comprensione dei valori
del colesterolo è la seguente: si divide il valore totale del colesterolo per
quello dell’HDL.
Il valore ideale dovrebbe rimanere sotto i 4,5/5.
Un buon medico, in ogni caso, saprà leggere in maniera ottimale i dati del tuo
colesterolo.
Qui mi preme sottolineare come nella realtà la maggioranza delle persone abbia,
a causa di uno stile di vita ed un’alimentazione errata, tendenzialmente
trigliceridi alti e colesterolo HDL basso.
Colesterolo LDL: non tutto è male
Se pure risultassimo avere un valore alto di LDL, comunemente etichettato come
cattivo, è utile sapere che c’è una parte di esso che non è dannoso.
È composto da molecole morbide e di grandi dimensioni che scorrono
tranquillamente all’interno del torrente sanguigno tenendolo pulito.
Queste molecole entrano ed escono dal fegato senza difficoltà e nutrono
direttamente anche il cervello.
Solo una piccola parte dell’LDL è costituita da molecole piccole, rigide e dure
che si aggregano formando pericolosi agglomerati che otturano e ispessiscono le
pareti dei vasi.
Sono più aggressive e, nel tempo, possono causare malattie cardiovascolari.
Sono inoltre facili all’ossidazione e all’infiammazione (creano il “colesterolo
ossidato”).
Più studi stanno evidenziando come vengano prodotte quando vi è continuamente
insulina in circolo nel sangue.
Insulina in congiunzione con i grassi trans (facili ad ossidarsi), come
esamineremo più avanti.
Soffermiamoci un attimo su quest’ultimo dato che può sembrare strano, ma che in
realtà certi medici e scienziati stanno mettendo sempre più in evidenza.
L‘attenzione va spostata dai grassi ai carboidrati (pane, pasta, pizza, cereali,
dolci, prodotti da forno) che sono trasformati dal processo digestivo ed
assorbiti sotto forma di glucosio o fruttosio ovvero zucchero.
Il tutto viene processato e immagazzinato nel fegato sotto forma di glicogeno.
Abbiamo visto come il fegato trasformi le riserve di carboidrati una volta che
sono colme, in pericolosi grassi ossidati che vanno ad incrementare il
colesterolo cattivo.
Inoltre, un eccesso di carboidrati fa sì che ci sia un eccesso di zuccheri nel
sangue (glicemia) che costringe il pancreas a secernere continuamente insulina.
Un alto tasso di insulina è all’origine di molteplici e seri problemi di salute
ed alimenta il processo infiammatorio dell’organismo, endotelio compreso,
aumentando la probabilità di un coagulo di sangue nelle arterie.
I carboidrati hanno dunque un effetto maggiore e deleterio rispetto ai grassi.
Nuove conclusioni
Il colesterolo e gli altri fattori di rischio possono diventare un serio
pericolo solo se le pareti arteriose sono compromesse.
Questo indurrebbe l’organismo a sollecitare una maggiore produzione di
colesterolo dalle molecole dure, adesive (lipoproteina A) che ben si radicano
nelle pareti delle arterie nell’intento di ripararle.
Quindi gli obiettivi devono essere:
mantenere stabili, elastiche le pareti arteriose e ridurre la richiesta da parte
dell’organismo di produrre colesterolo endogeno
prendersi cura delle proprie arterie così come ci si prende cura della salute
degli altri organi e apparati
tenere sotto controllo il processo infiammatorio con una dieta sana
ridurre il consumo di carboidrati.
Come abbassare il colesterolo in modo naturale?
Il riso rosso fermentato è una valida alternativa naturale alle statine per il
controllo dei livelli di colesterolo.
Il riso rosso fermentato contiene monacolina K, una sostanza con una struttura
molto simile a quella della lovastatina, un farmaco che appartiene alla
categoria delle statine.
Questo tipo di riso si ottiene tramite un processo di fermentazione del riso
comune con ceppi del Monascus purpureus, chiamato anche “lievito rosso” per via
della sua colorazione caratteristica.
Durante il processo di fermentazione, il riso si arricchisce di monacoline che
sono note per la loro capacaità di riequilibrare l’assetto lipidemico.
Nello shop di Energy Foods puoi acquistare Energy Lip, il nostro integratore per
il controllo del colesterolo.
Conclusione
Siamo abituati spesso a sentir parlare di “colesterolo buono” e “colesterolo
cattivo”.
In realtà, non ci sono buoni e cattivi: il colesterolo non è il nemico ma è anzi
una sostanza fondamentale per il corretto funzionamento del nostro corpo.
Fortunatamente, sempre più persone se ne stanno accorgendo e, grazie agli studi
condotti e ai passi avanti, il colesterolo sta vivendo un lento e faticoso
processo di riabilitazione.
Tuttavia, finché le linee guida ufficiali su questo argomento non cambieranno,
saremo noi a doverci assumere la responsabilità di andare oltre e non fermarci
alle indicazioni mediche standard.
L’importante è non dimenticare o sottovalutare il ruolo fondamentale che
l’alimentazione ha sulla salute di tutto il nostro organismo.
Le malattie del cuore (e non solo) prima di tutto si prevengono a tavola con le
scelte alimentari che facciamo ogni giorno.
Quindi, non dimenticare di introdurre nella tua alimentazione i grassi sani e di
consumare proteine e verdure cotte ogni giorno.
Per darti un aiuto in più a partire con queste nuove abitudini, puoi scaricare
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