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Tutta la documentazione in nostro possesso inerente i dottori
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Mano a mano che si procede su questa strada, possiamo rilevare che anche per un "ALIMENTO ESSENZIALE" della nome vitamina D, un ORMONE, la DISINFORMAZIONE è totate. E pensare che la medicina ha avuto un secolo per informare della esistenza di questa vitamina, data la scoperta nel 1919, che di questa molti studi, e molti libri furono scritti per informazione al pubblico.
In proposito la pagina recita:
"ORMONI POTENTI
Le forme attive della vitamina D(vitamine D3 e D2) in realtà non sono
affatto vitamine, ma piuttosto potenti ormoni. L'erronea etichetta di
vitamina fu assegnata al momento della scoperta, negli anni Venti,
perchè si pensò, a torto, che questa sostanza si ricavasse solo dagli
alimenti.
Invece, la vitamina D3 viene prodotta negli animali quando la luce UV ne
colpisce la pelle o il pelo. Il processo che avviene negli animali è
dovuto al fatto che la luce UV catalizzi la conversione di una forma di
colesterolo (7-deidracolesterolo) in vitamina D3.Nell'uomo succede sopra
e sotto la superficie della pelle, mentre gli animali producono la
vitamina D3 sul pelo, e poi la ingeriscono quando si "lavano"
leccandosi.
La vitamina D3 è un ormone che fornisce informazioni al DNA di ogni
cellula del corpo, segnalando al DNA di fare o non fare determinate
cose. Si stima che controllo almeno 1.000 diversi geni, attivandoli o
disattivandoli. Lo fà attaccandosi a piccolissimi ricettori - i
ricettori della vitamina D (VDR) - che a loro volta sono attaccati ai
geni del DNA. Tuttavia, gli sbrigativi scienziati che davano i nomi alle
vitamine saltarono a conclusioni affrettate e classificarono l'ormone D3
come vitamina, anche se non lo è, solo perchè era stata scoperta negli
alimenti. Questo errore di nomenclatura persiste tutt'ora ed oscura
l'importanza di questo ormone vitale.
In generale, la vitamina D non ha nulla di intrinsecamente buono o
cattivo.
Al di là del suo ruolo di aiutare l'organismo ad assorbire il calcio,
fornisce informazioni al DNA. Si tratta principalmente di una forma di
comunicazione molecolare, come avviene per la maggior parte degli
ormoni. Il fatto per cui è così importante è che, se queste informazioni
non arrivano,
SI MUORE!
Ma cos'è, dunque, questa informazione tanto cruciale che le vitamine D2
e D3 forniscono al DNA?
Come già saprete si ipotizza che dica al DNA che fuori c'è il sole!
questo è quanto basta sapere per muoversi nella direzione che porta ad
una teoria piuttosto solida della causa de della cura di gran parte
delle malattie umane. Ne parleremo in dettaglio nell'ultima parte di
questo articolo.
IL FALSO MITO DELLA TOSSICITA' DELLA VITAMINA D
Ora torniamo alla strana storia della vitamina D e, in particolare, ai
tentativi di renderla illegale da parte delle lobby farmaceutiche e
della FDA degli Stati Uniti (l'agenzia regolatrice per farmaci ed
alimenti).
Dopo la scoperta di un metodo per produrre in modo semplice ed economico
grandi quantità di vitamina D2 irradiando di luce UV sulla materia
organica, l'America di fine anni Venti iniziò a consumarne a palate.
Decine di alimenti, compresi gli hot dog e la birra, venivano arricchiti
con la vitamina D attraverso l'irraggiamento. Gli articolo di giornale
parlavano del "miracolo del sole" e ne enumeravano i tanti benefici per
la salute.
Secondo il resoconto di uno scienziato, fra la fine degli anni Venti ed
i primi anni Trenta, una persona media assumeva 20 mg di vitamina D2 al
giorno, e gli ospedali si erano rapidamente svuotati. Nessuno si
ammalava più. Gli ospedali stavano andando in bancarotta, insieme ai
medici ed alle case farmaceutiche. Più o meno in questo periodo, vari
ricercatori stavano intraprendendo degli studi somministrando ai cani un
dosaggio di gran lunga maggiore dell'equivalente umano di 20 mg al
giorno. Alcuni studi indicavano che si riscontrava una leggera tossicità
per dosi maggiori ai 20 mg al giorno, ma questa era per lo più causata
da impurità nel processo di preparazione. In seguito, attraverso l'uso
di metodi migliori, si riuscì a produrre della vitamina D2 teoricamente
priva di tossicità (comunque assumere livelli molto superiori ai 20 mg
come per quasi tutte le sostanze ingerite in quantità davvero eccessive,
può essere pericoloso ed anche tossico. quindi occorre sperimentare con
cautela).
Insomma, una versione degli eventi è che alcune figure del settore
farmaceutico/medico si siano aggrappate all'idea della tossicità della
vitamina D per cercare di metterla al bando. La loro prima azione fu di
cambiare l'unità di misura della vitamina D2 dai milligrammi alle unità
internazionali (UI) che usiamo attualmente rendendo la misurazione il
più possibile confusa.
All'improvviso, 20 mg erano diventati 1.0 milioni di UI...fà
un'impressione molto più SPAVENTOSA!
Inoltre, era stato effettuato uno studio in cui sette studenti di
medicina erano stati convinti ad assumere dosi di vitamina D sufficienti
ad uccidere un cavallo e -guarda un pò- gli studenti si ammalarono, poi
guarirono, e l'esperimento fu fermato. Non servì altro, e le autorità
mediche fecero pressioni perchè i produttori e rivenditori ritirassero
la vitamina D dal mercato.
Come ci si poteva aspettare, nel 1928 ci fù una protesta pubblica ed il
governo degli USA decise di commissionare all'Università dell'Illinois
di Chicago uno studio completo sul problema della tossicità della
vitamina D. Lo studio durò nove anni, coinvolse centinaia di medici, 773
soggetti umani e 63 cani e produsse il cosidetto "rapporto Steck" (in
alcune fonti "rapporto Streck).
Fondamentalmente in rapporto concludeva che le dosi fino a 20.000 UI per
kg di peso al giorno (0 1 milione di UI per un tipico soggetto donna di
50 kg di peso) erano tollerate con sicurezza a tempo INDETERMINATO nei
cani, anche per diversi anni. Il rapporto riteneva responsabili per i
precedenti casi di tossicità le tecniche di produzione inadeguate ed
indicava che il nuovo processo Whitter eliminasse ogni possibile
tossicità della vitamina D. Fra i soggetti umani, cui erano
somministrati 200.000 UI al giorno per periodi da sette giorni a cinque
anni, non ci furono decessi.
Uno degli autori del rapporto assunse personalmente 3.0 milioni di UI al
giorno per 15 giorni senza riscontrare alcun problema di salute. Infine
si osservò che l'intossicazione da vitamina D data dall'assunzione di
quantità di molto superiori di vitamina per brevi periodi non
producevano alcun tipo di lesione permanente riconoscibile. La
conclusione era che, a questo punto, l'onere della prova era passato a
che sosteneva che le terapie con alti dosaggi di vitamina D fossero
nocive (si ricordi che all'epoca si usava la vitamina D2 che rispetto
alla D3 è attiva in misura da un quarto ad un sedicesimo. Adeguando i
dati per la D3, potremmo inferire che un soggetto di 50 kg di peso
potrebbe ingerire in sicurezza una dose da 50.000 a 250.000 UI al giorno
di D3.
Io consiglierei comunque, sempre per il soggetto da 50 kg. di non
superare le 50.000 UI al giorno prima di effettuare un esame del sangue.
E' bene assicurarsi di integrare la dose con una quantità adeguata di
vitamina K2, che nel mio caso era di 1.000 mcg ogni 10.000 UI di D3
nell'esperimento su me stesso che descriverò fra poco.£
http://acidoascorbico.altervista.org/prova04/Immagini/vitaminadluciano.htm
Non riesco proprio a capire dove vogliono arrivare questi personaggi, e voi?
Dal gruppo:
Se l'italiano è la tua lingua leggi sotto.
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nella tua lingua clicca sulla riga.
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